(I miti di timi)
A CERTE ALTEZZE (ho poco
tempo Andrea)
A certe altezze, si fanno più leggibili,
le parti fisiche, di una terra, sempre più gnoma, boccia, pallino, punto
puntino, punto, appunto.
A certe altezze, braccia e gambe, e seni
e ventrame sparpagliato, alterni a tessuti muscolari, viadotti e vialetti,
terminali nervosi e l’intestino enorme. Autostrade, strade, autosentieri,
colline e montagne e mo’ basta! Nella somma di puzze e odori celestrini da
piastrellaio, quel cielo a noi così poco riverito, come un grande cesso
pubblico.
A certe altezze una serie di sussurri e
sospiri, di grida e di dolcezze, di impressioni basse e bestemmie sante. Su tutte il pensiero veloce di un bambino che
scrive col dito per aria: “ pallone, palla, boccia, pallino, punto, puntino:
voglio venire anch’io”.
A certe altezze non si deve mai dire
maestà. I re sono così lontani, a certe altezze.
FRANCESCO DI GIACOMO
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